Dea dell’Amore e della Bellezza, che secondo la lettura di Jean Bolen che ci ha guidato fin qui, si situa a metà tra le due categorie di Dee Vergini e Dee Vulnerate.
A seconda della versione del mito, nacque da Urano e dalla schiuma del mare, oppure fu figlia di Zeus e Dione.
Nella mitologia romana ha la sua equivalente in Venere, e riconduce ad altre più antiche divinità semitiche come Astarte e Ishtar.
È la Divinità Alchemica che possiede il potere magico di trasformare le cose e crearne di nuove.
È la forza immensa del cambiamento.
Stringe relazioni affettive, ma non se ne fa fagocitare, mantenendo così la sua duplice condizione di vergine/vulnerabile.
L’archetipo di Afrodite si lega a donne vocate al piacere, dedite alla bellezza, alla sensualità, alle gioie della vita.
In questo senso è espresso da chi sa vivere pienamente il presente e gustare a fondo i piccoli piaceri quotidiani.
Questa tipologia di donna vive con pienezza e intensità le sue relazioni, ma non le considera l’unico fine della sua esistenza.
La donna con questo archetipo molto attivo è capace di portare empatia, contatto, connessione profonda in rapporti di guida, di genitorialità, di insegnamento, di sostegno e consulenza.
In ambiti così diversi è capace di indurre crescita, “visione”, creatività e stimolo allo sviluppo di risorse.
Molteplici i suoi simboli: colombi e cigni (simboli di bellezza), rose (dono degli amanti), mele d’oro