
Le immagini simboliche delle dee interiori vengono suddivise in due gruppi:
“DEE VULNERATE”:
Era – la moglie; Demetra – la madre; Kore – la fanciulla/figlia
“DEE VERGINI”:
Atena – dea della guerra, della saggezza e dei mestieri; Artemide – dea della caccia, della Natura e della Luna Nuova; Estia – la dea custode del fuoco e del tempio.
Secondo la mitologia, le Dee Vergini rappresentano la qualità femminile dell’indipendenza e dell’autonomia: si tratta di dee poco inclini a farsi travolgere dall’ innamoramento, pur non negandosi relazioni col maschile. Nella relazione con l’uomo non perdono di vista il loro obiettivo di vita e non si lasciano sopraffare dalla sofferenza.

Sono divinità capaci di manifestare pienamente la loro natura e la loro funzione anche in assenza di un consorte; non hanno bisogno dell’approvazione maschile per legittimare la loro identità.
Occorre ricordare che ogni archetipo contiene elementi di Luce e elementi d’Ombra. L’archetipo della Dea Vergine ha un aspetto certamente gratificante per la donna perché le consente la libertà di esprimere se stessa. Sul versante dell’ombra tuttavia può contenere il rischio di condurla in un territorio di deserto interiore, una condizione di aridità psicologica ed emotiva che può ostacolare il vivere la vita con intensità.
La Dea Vergine può trovare difficile appassionarsi e dare senso alle sue scelte per la paura di soffrire, e può trovarsi bloccata nella libera espressione di tutte le sfumature del suo mondo emotivo.
La donna in cui prevale l’energia della “Dea Vergine” aspira a bastare a se stessa, “essere una in se stessa” e quindi autosufficiente soprattutto dal punto di vista psicologico, al punto di arrivare a negarsi un legame sentimentale ed affettivo che si riveli a lungo andare limitante per la sua libertà o che comunque venga da lei interpretato come gravoso o troppo impegnativo.
All’estremo opposto si colloca l’archetipo della “Dea Vulnerata” (dal latino vulnus = ferita) che racconta di una donna che ha necessità di stringere rapporti molto intensi con le persone a lei care, nella convinzione di potersi realizzare solo all’interno di una relazione affettiva stretta con un’altra persona.

Col termine “Vulnerate” quindi, s’intende una condizione psicologica che può indurre la donna che si sia identificata soprattutto in quest’archetipo divino a dipendere da un’altra persona per sentirsi realizzata o valorizzata, in quanto incapace di darsi valore da sola, di riconoscere la propria bellezza interiore, ma nello stesso tempo la espone al rischio di soffrire per inevitabili stati di perdita, di abbandono e tradimento proprio da parte delle persone da cui lei si è resa dipendente. Tendono a sviluppare la propria maturità attraverso la sofferenza.
Afrodite (Venere) dea dell’Amore e della Bellezza, costituisce un caso a sé come “Dea Alchemica” che si situa a metà tra le due categorie. Afrodite è espressione di creatività e apertura al cambiamento.

Rappresenta, da sola, il potere di trasformazione alchemica dell’amore.
Capace di stringere relazioni con gli uomini, senza però rimanerne vittima; in questo senso la si può definire sia vergine che vulnerabile Fortemente autonoma ed indipendente dal punto di vista psicologico, come una dea Vergine, tuttavia si immerge totalmente nell’esperienza del “qui ed ora” che vive in ogni istante, come le dee Vulnerate, senza però lasciarsi imbrigliare in alcun modo dall’esperienza stessa, obbedendo solo al richiamo innato di armonia e piena espressione del suo Divino.
Negli articoli che pubblicheremo vi presenteremo le dee che vivono dentro di noi.
Ci piacerebbe sperimentare insieme l’uso delle loro qualità come i colori su di una tavolozza: un invito ad ognuna di noi di trovare strada facendo quali sono le combinazioni e le sfumature più adatte allo svolgersi della propria vita.